Evangelizzazione e media

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Autore: Robert White
I media sono sempre stati uno strumento essenziale per la cristianità. Il mandato centrale di Gesù Cristo è di andare per il mondo ad annunziare la venuta del regno di Dio e di portare tutti a impegnarsi personalmente nella costruzione del regno dell’amore (Marco 16,18). I primi apostoli sentivano profondamente l’urgenza di annunziare la salvezza al maggior numero possibile di persone e quindi trasformarono rapidamente ogni forma di arte comunicativa in strumento evangelizzante.
Il medium fondamentale era all’epoca l’orazione pubblica o retorica con la quale ci si poteva rivolgere alle grandi masse in maniera persuasiva e incisiva. Un importante aiuto veniva anche dal miglioramento delle vie di comunicazione stradale e dei trasporti a opera dei romani. Pertanto gli apostoli affidarono i contenuti essenziali dei Vangeli al ‘medium’ principale di quei tempi, gli scribi, esperti nel copiare i manoscritti sui papiri e sulla pergamena, così da poterli moltiplicare senza errori e diffonderli in tutto il mondo. L’immaginario cristiano viene presto tradotto anche in immagini, poesie, drammi, graffiti e in qualsiasi altra forma di comunicazione conosciuta nel mondo greco-romano dei tempi di Cristo. La cristianità ha inoltre sviluppato un sistema di simboli comunicativi, riti sacramentali, devozione a santi e martiri, architettura, vestiario e infine un complesso ciclo di celebrazioni festive.

1. Il significato dell’evangelizzazione

Il compito essenziale dell’evangelizzazione è rendere gli uomini consapevoli dell’amore di Dio – rivelatosi attraverso Gesù Cristo – in modo che la sua azione possa trasformare l’umanità dall’interno. La Chiesa fa opera di evangelizzazione quando cerca di rinnovare e riunire "la coscienza personale e collettiva degli uomini, l’attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l’ambiente concreto loro propri" (Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi = EN, 18). L’evangelizzazione richiede un cambiamento interiore, una decisione personale e un impegno a vivere i valori del Vangelo (EN, 18).
La trasformazione di persone, culture e storia che sta alla base dell’evangelizzazione deriva direttamente dall’intervento gratuito e disinteressato di Dio (Enciclica Redemptoris Missio = RM, 11). Tuttavia noi sviluppiamo il nostro potenziale di esseri umani solo attraverso il potere comunicativo del linguaggio, dei simboli e della cultura. Pertanto la grazia di Dio, tesa a rinnovare l’umanità, agisce tramite la comunicazione, una comunicazione che coinvolge tutta la personalità umana e che rende gli uomini consapevoli dell’azione interiore di Dio così da creare una collaborazione cosciente e libera con la grazia (RM, 8). Come dice san Paolo: "... non crederanno in lui finché non lo avranno ascoltato, e non lo ascolteranno finché non avranno un predicatore, e non avranno un predicatore finché non gli verrà mandato... La fede deriva da ciò che viene predicato, e ciò che viene predicato deriva dalla parola di Dio" (cfr. Romani 10,14-17).
L’evangelizzazione non prescinde dalle emozioni, dai simboli e dal linguaggio degli uomini. Papa Paolo VI ha sottolineato in EN che la proclamazione della Buona Novella non deve ignorare la cultura esistente, e men che meno distruggerla o sostituirla, ma deve piuttosto costruire un dialogo con essa. "La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista di una generosa evangelizzazione delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’incontro con la Buona Novella" (EN, 20).
Pertanto evangelizzare significa rinnovare "non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità, fino alla radice, la cultura e le culture dell’uomo... Il Regno che il Vangelo annunzia è vissuto da uomini profondamente legati a una cultura, e la costruzione del Regno non può non avvalersi degli elementi della cultura e delle culture umane" (EN, 20).
Papa Giovanni Paolo II, in RM, è anche più esplicito nel descrivere l’evangelizzazione come un processo che opera a livello delle culture. "L’inculturazione significa l’intima trasformazione degli autentici valori culturali mediante l’integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture... Per l’inculturazione la Chiesa incarna il Vangelo nelle diverse culture e... trasmette a esse i propri valori, assumendo ciò che di buono c’è in esse e rinnovandole dall’interno" (RM, 52).

2. Le culture esistono attraverso i media

Una cultura è costituita da un sistema di segni e simboli attraverso il quale due o più persone possano condividere lo stesso significato interpretativo relativo a oggetti ed eventi che le riguardano. Le culture esistono attraverso i simboli materializzati dai suoni della voce, dai gesti, dai simboli scritti, dalle arti plastiche e pittoriche e da centinaia di altri sistemi segnici. La capacità di una cultura di esprimere la ricchezza e la varietà delle esperienze umane dipende in grande misura dallo sviluppo dei media e dei sistemi linguistici che ne accompagnano l’evoluzione. Per esempio, l’alfabeto e la scrittura accrescono la capacità di trasmettere una cultura entro vaste aree geografiche e da una generazione all’altra. Una volta che un medium comincia a essere usato per comunicare, esso viene accompagnato da un ‘sistema di segni’ o ‘linguaggio’. Con l’introduzione dell’alfabeto e della scrittura si sviluppa parallelamente il linguaggio scritto, certamente diverso da quello orale (Ong, 1986). I suoni registrati, le immagini in movimento, la radio e la televisione, e tutti i linguaggi digitali multimediali hanno allargato la capacità di espressione culturale.
Una cultura esiste e viene tramandata da una generazione all’altra attraverso i media linguistici, simbolici, narrativi e comunicativi di un popolo. Per questo, in EN (n. 45) e in RM (n. 37c), evangelizzare i media e attraverso i media viene considerato molto importante (Borobio-Ramos, 1997).
L’uso dei media nell’opera di evangelizzazione non si riduce alla semplice trasmissione di un messaggio prestabilito attraverso un medium: non è come nella ‘posta pneumatica’, dove si infila un messaggio in un contenitore e questo giunge lungo un condotto al destinatario. Il Nuovo Testamento infatti non è solo un ‘contenuto’; esso implica anche l’adozione di una serie di approcci comunicativi simili al linguaggio religioso, ma applicati in un modo che appartiene unicamente alla teologia cristiana. Gesù – e in seguito tutta la comunità cristiana delle origini – ha sviluppato delle forme di comunicazione dialogica attraverso le quali è possibile esprimere il desiderio intrinseco del Regno e stimolare un impegno di fede in lui e nella sua capacità di realizzare il Regno di Dio. La sfida dell’evangelizzazione consiste prima di tutto nel capire la logica comunicativa del Vangelo, quindi nel tradurre questa logica nei diversi linguaggi mediali di una cultura.
Si possono isolare cinque costanti nel modo di comunicare di Gesù.
1) Va subito detto che il messaggio di Gesù contenuto nel Vangelo non è semplicemente costituito dalla presentazione di informazioni e di un’ideologia particolari, ma è piuttosto un invito a impegnarsi personalmente. Gesù si accosta con compassione alle persone e alle loro storie personali di malattia, indigenza, peccato. Le invita a credere che il regno di Dio potrà realizzarsi nella loro stessa personalità e nella trasformazione della cultura in cui vivono. Questa fede implica da parte delle persone una fiducia nel fatto che Gesù possa entrare nella loro vita e cultura, e quindi un impegno personale a rispondere alla sua chiamata.
2) Gesù muove sempre dalle motivazioni concrete delle persone e dalle loro occupazioni quotidiane o dai loro desideri più profondi. Egli si avvicina a Pietro, per esempio, in quanto pescatore, con tutte le preoccupazioni e i problemi del suo mestiere, ma poi li riporta al regno di Dio quando dice: "Farò di te un pescatore di uomini". Con i contadini, l’evangelizzazione si rivolge all’immaginario e ai desideri del seminare e del raccogliere per dimostrare che tali desideri possono essere realizzati solo attraverso il regno dell’amore. Con i giovani l’evangelizzazione parla il linguaggio della speranza e dell’avventura, con i malati quello della guarigione, con i poveri e gli oppressi quello della liberazione. Come dice san Paolo "Mi sono fatto ebreo tra gli ebrei per convincere gli ebrei; mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (cfr. 1 Corinti 9,20-22).
3) Gesù prende le cose comuni della vita quotidiana e, giocando sul significato simbolico delle parole, dà loro un nuovo significato come segni del Regno di Dio. Con la donna samaritana, per esempio, Gesù dà all’acqua un significato simbolico come segno dello spirito vitale di Dio che porta al desiderio del Regno. Con Nicodemo, Gesù gioca sul doppio significato dell’essere rinato portandolo a sentire il bisogno di rendersi umile per entrare nel Regno. Gioca sul significato della cecità per dimostrare che la vera visione è vedere che il Regno di Dio è arrivato. Attraverso continui giochi di parole, Gesù dà nuovi significati al mondo circostante in modo che ogni oggetto divenga una ‘finestra’ simbolica che si apre al mondo spirituale.
4) Gesù fa spesso ricorso alla logica dei paradossi per stabilire un contrasto tra il ‘mondo’ e il ‘regno’. I grandi sono i bambini o le persone umili ed emarginate. Egli propone valori che sono l’esatto opposto del mondo: perdono al posto della vendetta, povertà al posto della ricchezza, servizio al posto del potere. L’umiliazione e la persecuzione sono la gloria del Regno.
5) Gesù non usa la logica astratta, ma racconta delle storie concrete. All’avvocato che vuole condurre una discussione casistica su chi è il ‘vicino’, egli risponde rifiutandosi di partecipare a un simile confronto astratto e raccontando piuttosto la storia di un eroe paradossale, il samaritano, cioè la persona più disprezzata eppure quella che mostra una generosità incondizionata. Gesù non si mette a discutere, si limita a raccontare una storia. Lascia il suo pubblico libero di reagire e al tempo stesso lo porta a identificarsi.
La sfida massima dell’evangelizzazione è di riportare queste cinque dimensioni della logica del Vangelo all’interno dei diversi contesti delle culture, dei linguaggi e dei media contemporanei.

3. Il ruolo dei media nell’evangelizzazione

Essere efficaci comunicatori attraverso i mass media significa non soltanto essere capaci di trasferire un messaggio attraverso l’etere, ma anche saper usare bene i diversi ‘linguaggi’ massmediali. Come si sottolinea anche nella RM, "Non basta... usarli per... moltiplicare... e diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa ‘nuova cultura’ creata dalla cultura moderna... Questa cultura nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici" (RM, 37c).
I mass media – la stampa, il cinema, la radio e la televisione – hanno sviluppato cinque dimensioni del linguaggio mediale: la struttura narrativa, il simbolismo (specie quello visivo), i generi, le esperienze rituali e la combinazione multimediale con le esperienze vissute della vita quotidiana. Il linguaggio mediale è costituito da un insieme interrelato di segni basati sulle proprietà fisiche proprie di ciascun medium. L’arte dei linguaggi mediali consiste nella capacità di evocare le emozioni, le memorie e le esperienze del pubblico così che esso possa condividere in qualche modo l’esperienza dell’autore. È implicita nel processo di comunicazione la ricerca del significato della vita da parte del singolo individuo e dell’intera comunità. I media aiutano gli individui e le comunità a trovare dei modi efficaci per esprimere e sviluppare la propria esistenza. Ogni ricerca di significato contiene una dimensione religiosa in quanto essa è destinata a rimanere incompleta fino a quando non riesce a trovare una qualche definizione del ‘significato ultimo’.

4. Il linguaggio narrativo dei media

La struttura di base del linguaggio dei media, all’interno della quale si inquadrano tutti gli altri aspetti del linguaggio, è la narrazione. La struttura classica di una storia contiene otto elementi fondamentali (Silverstone, 1981): 1) la descrizione iniziale di uno stato di armonia tra i membri della comunità; 2) la rottura di questo stato con il conseguente indebolimento degli ideali morali; 3) la personificazione del male nell’eroe negativo; 4) la definizione da parte dei leader della comunità dell’eroe positivo, destinato a ristabilire gli ideali morali infranti; 5) l’inizio del conflitto tra eroe negativo ed eroe positivo, e la quasi sconfitta di quest’ultimo a causa delle sue debolezze morali; 6) l’aiuto all’eroe positivo da parte di una terza persona, dotata di poteri speciali o particolarmente saggia nel dare consigli "transculturali"; 7) l’eroe positivo ritorna ad affrontare l’eroe negativo e questa volta vince simboleggiando la vittoria del bene sul male; 8) la comunità celebra la vittoria, restaurando l’armonia iniziale all’interno della comunità e tra la comunità e il mondo circostante.
Le culture trasmettono i valori da una generazione all’altra soprattutto attraverso la descrizione delle vicissitudini degli eroi. Le storie cominciano con un problema da risolvere, una questione particolare o un certo desiderio umano. La trama della storia offre una possibile soluzione al problema. Il contrasto tra eroi positivi e negativi definisce i termini morali della questione e pone il pubblico dinanzi a una scelta. L’eroe, nella struttura narrativa classica, è sempre in qualche modo una figura simile a Cristo, incarnato in personaggi concreti e in circostanze storiche vicine al pubblico. La soluzione si offre sempre come una restaurazione della stabilità della comunità umana che anticipa la comunità finale che si creerà con l’avvento del Regno di Dio.
Gesù ha comunicato i valori del Regno attraverso le indimenticabili storie del buon samaritano e del padre del figliol prodigo. Quando Gesù vuole sconfiggere lo scetticismo e sfidare la fede della gente, evita sempre di ricorrere a lunghe argomentazioni razionalistiche, racconta piuttosto delle storie che si rivolgono all’immaginazione e ai desideri più profondi di chi lo ascolta.
I media che si indirizzano alle grandi masse confezionano sempre i loro messaggi sotto forma di storie. La sfida che un giornalista deve, per esempio, costantemente affrontare è quella di scoprire, all’interno di una grande varietà di dettagli confusi e apparentemente insignificanti, la struttura di una storia. La trama cattura l’attenzione del pubblico, parlando di un problema che gli è vicino e offrendo una soluzione credibile.
I mass media non sono mai troppo analitici o didattici (Brooks, 1989). Essi, proprio come il Vangelo, propongono i loro insegnamenti attraverso il conflitto tra i personaggi, come Giuda e Pietro nella storia della passione, così da favorire l’identificazione del pubblico con il bene e il distacco dal male. I media fanno opera di ‘evangelizzazione’ quando presentano dei personaggi che incarnano i valori del Vangelo in un particolare contesto culturale. Nella misura in cui essi ricorrono a storie, immagini e personalità tratte dalla cultura locale, offrono materiali adatti alla diffusione del Vangelo.

5. Il linguaggio simbolico dei media e della conversione religiosa

Una seconda importante caratteristica dei media è la tendenza a trasformare ogni cosa o evento in simbolo (Babin, 1989). I media contano talmente su così poco tempo e spazio che devono scegliere solo quegli argomenti e quelle immagini che sono di immediato interesse. Di solito, essi impiegano simboli che comunicano tanto anche con una sola immagine: connotazioni emotive, ricordi nostalgici, eroi, famiglie, comunità e intere nazioni, esperienze universali profonde, come la morte di una persona cara. I simboli sono segni che si riferiscono a esperienze interiori e che aiutano il pubblico a ricordare e a sentirsi coinvolto in certi stati emotivi.
I simboli più potenti sono gli archetipi dell’esperienza religiosa, cioè il momento in cui la razionalità e il controllo hanno fine e si impone un senso di timore, riverenza e accettazione di ciò che non è spiegabile umanamente; il momento in cui gli uomini sono alla ricerca dell’armonia dell’amore o provano un senso di terrore dinanzi a forze incontrollabili. I simboli della purezza della verità assoluta e della giustizia hanno una forte connotazione sovrumana e religiosa. Simboli come la luce e la saggezza dei bambini, il potere della più totale debolezza e povertà o ancora la gloria della croce umiliata sono ben lontani dalla razionalità umana e quindi profondamente religiosi. Sono tutti simboli che risuonano del profondo desiderio umano del regno dell’amore, del desiderio del regno di Dio. Quando i media vogliono dire qualcosa di importante, o anche proporre un simbolo che abbia un forte significato umano, in genere ricorrono al simbolismo religioso.
Un simbolo può suscitare emozioni molto forti nella misura in cui tocca la coscienza dell’identità personale (White, 1997). Quando i simboli esteriori risuonano di un tale significato interiore aiutano a chiarire il proprio senso di identità. Ciò accade non solo quando un individuo non riesce a definire la propria identità, ma anche quando la società circostante non riconosce il tipo di identità che egli sente di avere. Per queste persone il disporre di un simbolo che riassume con grande chiarezza ciò che essi ritengono essere la loro identità è un momento di forte affermazione personale: "Ecco come sono e come voglio essere!". La scoperta della propria identità può essere un momento di profonda conversione che porta gli individui ad abbandonare il passato e a dedicarsi completamente all’ideale che li ha aiutati a esprimersi meglio.

6. Un genere particolare per ogni tipo di audience

Come Gesù nei Vangeli, anche i media si rivolgono alle persone secondo i loro particolari interessi, modi di pensare e gusti. I media hanno messo a punto tipologie di narrazione e di simbolismo diverse, a seconda delle particolari caratteristiche del pubblico: età, sesso, grado di istruzione, professione, provenienza geografica, ecc. (Barlozzetti 1986, Buonanno 1996). Ogni genere fa uso del linguaggio quotidiano, dei simboli di identificazione e delle connotazioni emotive del gruppo cui si rivolge. Lo sport e i film di avventura, per esempio, si rivolgono di solito a un pubblico maschile.
Nella società contemporanea, i diversi gruppi sociali vivono le questioni religiose in maniera diversa. Pertanto non solo l’evangelizzazione deve rivolgersi agli individui ricorrendo ai generi mediali che più li attraggono, ma i gusti e i valori espressi attraverso questi generi possono dirci molto sulle subculture dei vari gruppi sociali. Per esempio, la musica pop può dirci molto sugli interessi e sulla cultura dei giovani. La diffusione del Vangelo non deve comportare un ‘ritorno’ alla cultura passata, ma deve piuttosto essere vicina alle subculture espresse attraverso i diversi generi mediali.

7. I mass media come spazio rituale dove esplorare il significato della vita

I media sono fortemente legati al tempo libero e per questo vengono definiti mezzi di ‘intrattenimento’. Ma tempo libero non significa senz’altro perdita di tempo, quanto piuttosto tempo personale, durante il quale gli individui possono sognare, un tempo da dedicare alla comunità e alla religione. Il tempo libero offre uno spazio nel quale definire la propria identità ed esplorare modi diversi di definire la storia della propria vita. Il tempo libero risulta particolarmente importante in quei momenti (come la fase adolescenziale, il mettere su famiglia o l’andare in pensione) in cui gli individui devono prendere decisioni cruciali per la loro vita e cercare una nuova definizione della propria esistenza.
Victor Turner, famoso esponente dell’antropologia del rito, ha dimostrato come gli antichi rituali si siano evoluti nelle moderne forme del teatro e delle altre forme dello spettacolo (Turner, 1986). Il cinema, la musica, la televisione e le altre esperienze legate ai media svolgono le stesse funzioni del rito: sono uno spazio in cui gli individui possono liberarsi dalle preoccupazioni immediate della vita quotidiana ed esplorare sia i valori della società in cui vivono sia la propria identità personale. Per questo motivo, il tempo libero dedicato ai media diventa spesso un’esplorazione della propria esistenza e un’occasione di riflessione personale.
I mass media sono fonte di riflessione personale per diversi motivi: 1) sono in grado di rappresentare simboli capaci di creare identificazione e di attrarre un grandissimo numero di persone; 2) offrono un’ampia gamma di modelli diversi dal contesto culturale in cui si vive; 3) occupano il tempo libero, cioè un momento in cui si cerca di entrare in un contatto più consapevolmente diretto con la propria identità interiore, un momento di esplorazione del proprio essere, al di là della routine e delle preoccupazioni quotidiane; 4) vengono soprattutto impiegati nei momenti in cui gli individui entrano in una fase critica della loro vita, quando sono costretti a ridefinire i loro ruoli a causa di una malattia o di esperienze difficili, e sono perciò alla ricerca di nuove informazioni e indicazioni.

8. Inserire i mass media all’interno di un approccio multimediale

L’evangelizzazione richiede l’attivazione di un processo di comunicazione che tocchi ogni singolo aspetto non solo della personalità degli individui e del contesto socioculturale entro cui essi vivono, ma anche della struttura del potere e delle istituzioni esistenti (White, 1990). La progressiva trasformazione della personalità umana e dei processi culturali comporta una serie di esperienze comunicative diverse nelle quali i media svolgono un ruolo decisivo. Sebbene si pensi spesso che i mass media siano soltanto il legame tra un emittente principale e molti riceventi passivi e distanti, in realtà i mass media ‘comunicano’ attraverso la loro integrazione in una complessa struttura di comunicazione interpersonale e di gruppo.
Analizzando questa ‘struttura’ si possono raccogliere alcune osservazioni significative.
1) È nell’interazione interpersonale che una persona sperimenta l’amore cristiano e può confrontarsi con una guida spirituale. L’influenza dei mass media sulle opinioni personali agisce in genere attraverso gli opinion leaders, ovvero individui che sono in contatto più diretto con i mass media e che quindi passano le informazioni agli altri individui di cui confermano o smentiscono le opinioni ( Two-step flow).
2) Nel corso della lettura critica della parola stampata è possibile tornare più volte su quanto si è letto e impegnarsi nella meditazione: le Sacre Scritture, i documenti della Chiesa, le riflessioni teologiche, ma anche scritti più popolari. Mentre la radio e la televisione sono una forma di compagnia continua, i testi scritti si prestano meglio allo studio approfondito.
3) Nella comunicazione di gruppo è possibile trovare uno spazio di affermazione pubblica dell’identità e dell’impegno cristiani. È in questo spazio che gli individui possono essere invitati a una conversione profonda da parte delle voci più profetiche della comunità. È qui che gli individui possono imparare ad ascoltare, a perdonare, a partecipare e a condividere le virtù dell’amore cristiano. Per quanto i media possano avere un impatto emotivo immediato, un’interpretazione personale definitiva e meditata viene raggiunta solo attraverso i gruppi di discussione e i movimenti di fans che si creano attorno a un particolare genere mediale o a una particolare celebrità.
4) La comunicazione attraverso le immagini dei simboli religiosi è molto importante per la cristianità. Tutto il pensiero umano, specie quello religioso, possiede questa dimensione iconica e risulta meno efficace quando questa è poco presente. I mass media hanno sempre accompagnato la parola scritta con le forme visive dell’espressione artistica.
5) Il coinvolgimento nelle azioni collettive rappresenta il momento in cui la comunità cristiana si impegna nella trasformazione della comunità locale e delle strutture sociali secondo i valori del Vangelo. I mass media possono fornire importanti informazioni a coloro che sono impegnati nella trasformazione della società.

9. Il significato sacramentale dei media

Il cardinal Martini (1991), usando una metafora tratta dal Vangelo, ha definito i mass media "lembo del mantello", qualcosa di apparentemente insignificante, attraverso il quale, però, può agire il potere salvifico di Gesù (Marco 5, 25.34; Luca 8, 42-48). In questo senso i media sono una forma sacramentale che favorisce l’azione della grazia divina. Essi sono il punto di contatto del Vangelo con una cultura, e in particolare con la cultura urbana contemporanea. Non è più il mondo dell’agricoltura a fornire i simboli che rivelano l’azione dello spirito creativo di Dio. Per la maggior parte degli individui, le storie e i simboli più importanti per la scoperta della vita e dell’azione di Dio provengono dai mass media. È attraverso i media che essi entrano in contatto con la comunità umana ed è attraverso i media che si possono trovare nuove incarnazioni del regno predicato nel Vangelo.

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Note

Come citare questa voce
White Robert , Evangelizzazione e media, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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